Gita a Treviso 2018
Gita a Treviso in occasione della mostra su Elliott Erwitt, 1 dicembre 2018
Nato a Parigi nel 1928 da genitori ebrei di origini russe, Elliot Erwitt passò la sua infanzia a Milano, fino a quando, nel 1939, si trasferì negli Stati Uniti con la famiglia per fuggire dalle leggi fasciste. Trascorse la sua adolescenza ad Hollywood, dove iniziò presto a lavorare nella camera oscura di uno studio fotografico prima di iscriversi ad un corso di fotografia presso il Los Angeles City College.
Anche lui possessore di una Rolleiflex, scattò tra l'Italia, la Francia e la Germania, ma la svolta per la sua carriera di fotografo avvenne a New York, quando conobbe Robert Capa, Edward Steichen e Roy Stryker. A partire dagli anni '70 si concentrò per lo più sul cinema, realizzando sia documentari che commedie.
Erwitt è, oggi, un fotografo universalmente riconosciuto per la sottile ironia del suo sguardo, che ha sempre preferito rivolgere alle assurdità della società piuttosto che ai suoi mali: l'ironia scaturisce dalla sua capacità di cogliere nella quotidianità degli accostamenti paradossali, che allo stesso tempo mettono in mostra e smitizzano le borie e le ansie della società contemporanea. Pur prendendo estremamente sul serio la fotografia, quindi, ha sempre sostenuto l'estrema importanza dell'umorismo in tutti i suoi scatti.
La sua attenzione nei confronti degli aspetti apparentemente più frivoli della società, lo resero un protagonista sui generis della Magnum. Ma anche quando si cimenta nel fotogiornalismo classico, Erwitt regala immagini in grado di fissare nella memoria passaggi storici di portata mondiale: dalla foto di Jaqueline Kennedy durante il funerale del marito, a quella di Nixon che punta il dito sul petto di Nikita Kruscev, ai ritratti di Che Guevara e a quelli di Marylin Monroe. Nel corso della sua opera è possibile anche rintracciare un filone dedicato alla tematica razziale affrontata anche in questo caso col sorriso sulle labbra.