Gita a Spilimbergo 2024
Gita a Spilimbergo in occasione della mostra di Pierpaolo Mittica "Chernobyl", 16 giugno 2024
Una testimonianza unica del più grande disastro tecnologico dell'era moderna, ma anche una raccolta di storie di umanità e di amore eterno per una terra persa per sempre.
Pierpaolo Mittica è un fotografo e filmmaker italiano pluripremiato e conosciuto a livello internazionale. Le sue foto sono state esposte in Europa, Stati Uniti e Cina e pubblicate da quotidiani e riviste italiani e stranieri (l’Espresso, Repubblica, Corriere della Sera, National Geographic USA, ...). Ha realizzato tre documentari di cui è stato autore e cameraman: Living Toxic Ep 1 Russia, Behind the Urals, The Zone, road to Chernobyl.
26 aprile del 1986. All'1.24 un evento disastroso, definito come la più grande catastrofe tecnologica dell'era moderna, entrò nella storia segnando la vita di milioni di persone: quella notte esplose il reattore numero quattro della centrale nucleare di Chernobyl. L'esplosione sprigionò nell'aria tonnellate di sostanze radioattive che trasportate dal vento contaminarono entrambi gli emisferi del nostro pianeta, depositandosi dove il caso ha voluto che piovesse. L'emissione di radioattività durò per 10 giorni e dal reattore esploso uscirono non meno di 2 miliardi di Curie di sostanze radioattive.
Fu investita quasi tutta l'Europa: la dispersione delle sostanze radioattive fu globale, 65 milioni di persone furono contaminate; in meno di due settimane Chernobyl diventò un problema per il mondo intero. Lo stato più colpito fu la Bielorussia con il 30% del territorio reso inutilizzabile per millenni. È stato calcolato che le zone contaminate, 260 mila km2 di terra, (quasi quanto la superficie dell’Italia) ritorneranno ai livelli normali di radioattività solamente tra centomila anni…
400 mila persone furono costrette all'evacuazione e trasferite alla periferia di Kiev perdendo la casa, i propri beni, il lavoro, insieme ai loro legami economici, sociali e familiari; il costo sociale di questa catastrofe è incalcolabile e, in un trentennio, è stimato in migliaia di miliardi di dollari. Attualmente nove milioni di persone in Bielorussia, Ucraina e Russia occidentale continuano a vivere in terre con livelli di radioattività altissimi mangiando cibi e bevendo acqua avvelenati. L'80% della popolazione della Bielorussia, della Russia occidentale e dell’Ucraina del nord è colpita da varie patologie; dopo Chernobyl nelle zone contaminate c'è stato un aumento dell'incidenza dei tumori alla tiroide e delle anemie di 100 volte e di altri tumori legati alle radiazioni, quali leucemie, tumori delle ossa e del cervello di 50 volte. L'incidenza delle malformazioni dovute a mutazioni genetiche, delle patologie cardiovascolari, degli organi sensoriali, dei sistemi ossei, muscolari e tessuti connettivali, delle malattie del sistema nervoso e turbe psichiche, è aumentata di 30 volte; l'incidenza dei bambini nati prematuri è aumentata di 20 volte; e il peggio arriverà adesso, quando inizieranno a partorire le ragazze che all'epoca avevano meno di sei anni, solo ora si inizieranno a capire quali saranno gli effetti delle mutazioni genetiche sulle generazioni future.
Dopo l'incidente nucleare di Chernobyl, fu creata una zona di esclusione di 30 km di raggio intorno alla centrale nucleare, che però alla fine non lo è mai stata: c'è vita dentro la zona e migliaia di persone ogni giorno varcano il confine delle radiazioni. A Chernobyl città oggi vivono 4 mila persone, sono gli addetti alla sicurezza della zona e dei reattori ancora non dismessi; lavorano 15 giorni dentro la zona e poi fanno 15 giorni di decontaminazione nelle loro case all'esterno dell'area. Chernobyl appare come una normale cittadina con i principali servizi come market, caffè, un hotel per i turisti, una chiesa dove ancora è celebrata la messa. A questi, se ne sono aggiunti altri 2 mila negli ultimi anni e sono i lavoratori addetti alla costruzione del nuovo sarcofago, completato nel novembre 2017. In mezzo alle radiazioni scorre una vita normale come in qualsiasi altra cittadina dell'ex unione sovietica, fatto salvo che qui è una zona di esclusione, che qui ci sono le radiazioni, che qui rimarrà così per millenni. Una vita normale in un luogo totalmente anormale.
Ma altre persone vivono ancora all'interno della zona, fin da subito dopo l'evecuazione: circa 1.200 persone decisero che la vita a Kiev non era per loro, troppo difficile vivere in una grande città con una misera pensione e senza i prodotti della terra e troppo forte il legame con essa. Dopo qualche mese ritornarono a vivere nelle loro case, sfidando il divieto del governo sovietico tant'è che alla fine sono stati riconosciuti come residenti della zona di esclusione. Diventarono quello che oggi chiamiamo i coloni. Gli ultimi sopravvissuti sono ormai anziani: oggi sono meno di cento, il tempo e le radiazioni li ha portati via; con gli ultimi si concluderà una cultura, la cultura della sopravvivenza a Chernobyl. I pochi villaggi abitati della zona di esclusione spariranno definitivamente e le loro case e gli oggetti personali, che li hanno accompagnati per tutta la vita, saranno inghiottiti dalla vegetazione e distrutti dal tempo.
Intorno alla zona di esclusione vi è Radinka, un villaggio altamente contaminato situato a 300 metri dal confine con la zona di esclusione di Chernobyl: un combattente solitario, lo scienziato bielorusso Yuriy Bandazhevsky, da anni sta studiando le conseguenze di questa contaminazione sui bambini residenti nel villaggio e nella provincia di Ivankov e combatte contro le autorità locali, internazionali e la lobby atomica per far conoscere la verità, rischiando la propria vita come è successo in passato. Oggi la popolazione delle terre contaminate da Chernobyl continua a soffrire e a morire per le conseguenze del disastro nucleare.
La mostra esposta nel Palazzo Tadea di Spilimbergo espone fotografie toccanti ed emotivamente coinvolgenti, tanto che sembra di prendere effettivamente parte alla scena inquadrata, di entrare in contatto con i pochi superstiti e con la misera vita che attualmente conducono.
Una mostra che racchiude parte del vasto lavoro di Mittica e che costituisce un importante documentazione storica per i tempi attuali e quelli futuri, perchè non venga dimenticata la follia umana che ci fa pensare di poter controllare anche la materia più piccola... tanto grande è la nostra presunzione...